Intervista a Giovanni Palladino su don Luigi Sturzo
Sono quattro le cause di beatificazione in corso per uomini politici italiani: Alcide De Gasperi, Giorgio La Pira, Luigi Sturzo e Aldo Moro. Il 24 novembre prossimo il processo in essere per don Sturzo giungerà al primo importante “traguardo” della chiusura positiva della fase diocesana, ossia della fine della lunga istruttoria svolta dal Tribunale del Vicariato di Roma. Da quel momento la causa di beatificazione passerà per il giudizio finale alla Congregazione Vaticana per le cause dei santi presieduta dal Card. Angelo Amato. Lo ha annunciato il 23 settembre scorso Mons. Francesco Maria Tasciotti, Giudice Istruttore del suddetto Tribunale, in un convegno promosso dalla Diocesi e dal Rotary di Caltagirone sul tema: “Don Luigi Sturzo figlio di Caltagirone e gloria d’Italia”.
La causa è stata promossa più di 15 anni fa dal Centro Internazionale Studi Sturziani, allora presieduto da Giovanni Palladino, figlio dell’esecutore testamentario di don Sturzo (l’economista Giuseppe Palladino, scomparso nel 1994), e ora Segretario Generale di SERVIRE L’ITALIA (Movimento Sturziano), una Associazione di cultura politica.
Domanda. Come è nata l’idea di promuovere la causa?
o È stato sempre il sogno di mio padre, che ben conobbe non solo le qualità di grande statista del sacerdote siciliano, ma anche e soprattutto le sue qualità morali, che trasferì in pieno nel campo politico-sociale, accogliendo l’invito fatto da Leone XIII a tutti i sacerdoti: “Uscite dal chiuso delle sacrestie e impegnatevi nella società civile per contribuire a migliorare la vita della povera gente!”. Mio padre non è riuscito a realizzare il suo sogno e mi ha trasmesso il “testimone”. Io sono stato più fortunato, anche perché siamo riusciti a superare il clima da “esilio culturale” in cui cadde don Sturzo dopo la sua morte avvenuta nel 1959.
Don Sturzo esiliato per la seconda volta?
o Esatto, non fisicamente come fu imposto dal fascismo (1924-1946), ma culturalmente per l’influenza dei democristiani di sinistra, contrari alle sue idee liberali e anti-stataliste.
Ma il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi fu un suo grande ammiratore…
o Certo, tanto è vero che nel 1952 lo nominò senatore a vita “per avere illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo scientifico e sociale”. Ma lui preferì iscriversi al Gruppo Misto e non al Gruppo Dc per essere più libero nel giudicare e correggere il lavoro legislativo dei democristiani. Sin dall’inizio degli anni ’50 aveva fiutato aria poco favorevole alla libertà d’iniziativa privata e molto favorevole all’intervento dello Stato in economia.
Ricordo che temeva l’arrivo delle tre “malebestie”: lo statalismo, la partitocrazia e lo sperpero del denaro pubblico.
o Ricorda bene. Sosteneva che quanto più denaro passa nelle mani dello Stato e della politica, tanto più alta è la probabilità di usarlo male e di “privatizzarlo” a fini corruttivi. Per don Sturzo lo Stato deve fare l’arbitro e non anche il giocatore; se scende in campo per ricoprire entrambi i ruoli, finisce per fare male sia l’arbitro che il giocatore. Purtroppo è stato un grande profeta…
Chi è stato l’ispiratore del pensiero sturziano?
o Direi che i “pilastri” sui quali poggiava il suo pensiero e la sua azione sono stati il Vangelo e la “Rerum novarum” di Leone XIII, entrambi grandi ispiratori di Amore e di Verità. Chi crede nella grande validità di questi due “pilastri”, può talvolta diventare “scomodo” agli occhi di chi non ci crede. Il primo postulatore della causa di beatificazione, Mons. Luigi Giuliani, scrisse che “don Sturzo fu un prete scomodo e un politico scomodo, come lo stesso Gesù Cristo fu scomodo per i farisei, per i sadducei e per i dottori della legge; il messaggio sturziano onora stupendamente la Chiesa”. La Chiesa (ma anche la società civile) ha oggi un gran bisogno di essere “onorata” da sacerdoti e uomini come Luigi Sturzo.
È per questo che la fase diocesana del processo si chiuderà positivamente il 24 novembre prossimo nel corso della cerimonia ufficiale presso il Palazzo del Laterano?
o Il processo fu aperto dal Card. Camillo Ruini il 3 maggio 2002. Il Giudice Istruttore ha interrogato ben 153 testimoni in Italia, Francia, Inghilterra e Stati Uniti. La Commissione Storica, presieduta dall’Arcivescovo di Monreale Michele Pennisi, ha svolto un lungo lavoro di analisi sulla lunga e operosa vita di don Sturzo. I censori teologi hanno letto tutta la sua Opera Omnia, composta da oltre 50 volumi, e hanno dato il “nihil obstat”, cioè non hanno trovato nulla che fosse contrario all’insegnamento della Chiesa. Credo che il 24 novembre ascolteremo un bel “resoconto”.
Quindi una vita spesa al servizio del prossimo e del bene comune, testimone di Amore e di Verità…
o Il traguardo più ambito da don Sturzo è sempre stato il Paradiso. Un giorno il Cancelliere Adenauer, suo grande amico, disse a mio padre: “Il lavoro più difficile e tentatore per un cristiano è quello della politica. Ma se i cristiani desiderosi del Paradiso sapessero come sia facile meritarlo facendo politica, molti cristiani sceglierebbero questo difficile lavoro”. Don Sturzo diceva sempre di essere un sacerdote e non un uomo politico. Credo che sia stato un ottimo politico in quanto ottimo sacerdote. Ed è certamente arrivato al suo traguardo. Mi auguro che le parole di Adenauer e l’esempio di don Sturzo possano motivare tanti cristiani impegnati in politica a svolgere questo difficile lavoro come Dio consiglia…